Sunday, December 7, 2014

L'aspetto fisico, la bellezza, e la fiducia in se stessi

Benvenuti al mio sito ufficiale! Oggi volevo parlare di un problema molto importante:
"L'aspetto fisico, la bellezza, e la fiducia in se stessi".
Si vede che la società ha imposto lo standard della bellezza. Insomma, per essere bella o bello, devi essere in un certo modo, descritto dalla società. Però si deve capire che la bellezza non è fatta dagli standard, ma al contrario la bellezza è molto soggettiva, e non si può definire. Quando i miei capelli sono caduti per la chemioterapia, non ho pensato che la mia bellezza fosse andata via. E’ vero che io non aderisco agli standard della società, però mi sento bella a modo mio, e ho fiducia in me stessa. 
Io credo che la bellezza sia un sentimento, più che un aspetto fisico. Se noi ci sentiamo bene con noi stessi, se noi pensiamo che siamo belli, allora noi abbiamo la bellezza. 
Alla fine, con un po’ di trucco, un taglio di capelli, o con la chirurgia plastica, possiamo essere belli dal punto di vista della società... Ma che importanza ha? Io non sto dicendo di non farlo, anzi tu puoi fare tutto ciò che vuoi per sentirti bella o bello, però lo devi fare per te stesso, non per la società. Lo devi fare perché lo senti, non perché la società dice così.
Per favore non ascoltare che cosa dicono gli altri, l’importante è che tu sia bene con te stesso.
La vita è troppo corta per fare quello che gli altri vogliono che tu faccia, anche se non hanno niente a che fare con la tua decisione!

Con Amore
Editore: Roberta R.

Friday, December 5, 2014

"Noi siamo un qualcosa più forte della malattia." La Intervista di Anila Hoxha

Noi siamo un qualcosa più forte della malattia. Noi siamo quelli che vogliamo essere. Un messaggio rivolto alla società.

La passione per la scrittura l`ha sempre avuta. Anila ha solo diciassette anni. Nel momento in cui ha capito cosa sarebbe voluta diventare, lo aveva già pensato molto bene. Anche oggi lei ha le idee chiare e sta seguendo la strada che ha scelto. "Voglio diventare una scrittrice. Io scrivo libri", dice Anila Hoxha in un intervista per Hermes News. Inizia a parlare di se stessa, su come la scrittura sia diventata la sua amica nei giorni di sole, e quello che la tranquilizzava nelle notti piene di ansia e sofferenza. Tutti le sue storie le racconta per la prima volta in un libro di genere horror "The Demon Child" (Il bambino demonio), in lingua inglese. Il libro racconta di una bambina che è posseduta da un demonio e di tutte le varie peripezie che vive. Una storia vista da Anila, durante quei giorni in cui lottava contro il cancro. "Era come se fosse il mio corpo ad essere posseduto e quel demonio si stava estendendo dappertutto", dice Anila. Il suo primo libro era solmente una parte piccola dell'assaggio che lei voleva dare al mondo. "Mi avevano detto che avevo solo due mesi di vita."
E racconta che durante quelle lunghe notti nella battaglia contro il cancro, Anila aveva trovato la sua strada verso la tranquillità. Libri, scrittura e pittura. "La scrittura mi da libertà." Dice lei in quel pomeriggio caldo dove ci siamo incontrati. Ho capito che la scrittura era un metodo con la quale Anila contraddiva la mentalità albanese. Ha tante cose da dire alla società, sensazioni che sono rimaste, ed emozioni provate.
Anila e i suoi parenti hanno trascorso due anni a Roma con tante problematiche cominciando dai fondi che erano necessari per le sue cure (non meno di trecentomila euro). Anila intanto aveva trovato il suo mondo. Lei scriveva e studiava la lingua italiana perchè sola parlava con i dottori e traduceva poi ai suoi parenti. Ogni giorno gli si apriva un mondo nuovo, che aveva scelto di lasciar riposare.
“La malattia era una parte piccola di me." In quell`ospedale dove è stata ha incontrato persone che avevano passioni e sogni, ed era tutto così diverso dal cancro. E da lì Anila impara una cosa molto importante. “Le persone sono molto più che una malattia.” Allora perchè si trattano in modo così superficiale?
Racconta dei suoi giorni con gli altri pazienti in ospedale, con loro tiene contatti ancora oggi. Ricordi bellissimi di ”Degustazioni Cena Casa Amso”. Tutti facevano i piatti tradizionali dei loro paesi. “La stessa cosa facevo anche io.” “Il giorno del mio sedicesimo compleanno mi avevano tutti preparato una festa molto grande. Mi sono sentita molto bene. C’erano tante persone presenti. Mi avevano allestito un bel cartellone con su scritto "Buon Compleanno Anila" e al centro una torta meraviglio In tutto questo periodo Anila aveva dentro di se un ideale di ragazza forte, una scrittrice indipendente e realizzata,realizzata e come dicono gli anglesi “To wish is to be…” Io ero questa persona che avevo creato dentro me stessa. Potevo essere qualunque cosa. Alla fine io gia ero l’ideale che avevo in mente. "Però questo non lo sapevo prima ", dice Anila.
Poi un giorno il professore entrò nella sua stanza e gli disse che poteva cominciare la chemoterapia, nonostante tutte le complicazioni dei documenti e dei soldi. Anila ha capito che aveva aggiunto una cosa grande. Aveva vinto! Era un meraviglia! Il libro “Il diritto di Vivere” sarà pubblicato con solo 50 copie e le altre saranno successivamente pubblicate. Oggi Anila sta facendo un'altra battaglia. Questa volta contro la mentalità delle persone. “Voglio combattere la mentalità", dice. “Forse un giorno non molto lontano gIi albanesi cambieranno il modo con il quale vedono le persone malate, ma almeno spero che ci siano sempre persone tanto forti da poter continuare la battaglia contro una mentalità così chiusa che è quella nostra. Loro possono dire qualunque cosa che vogliono, mi possono guardare come vogliono. Ho superato una battaglia più dura di questa.”
Anila ha vinto il concorso “Il volo di Pegaso”, un libro di racconti sulle malattie rare. Ha partecipato poi ad un concorso di pittura organizzata dalla comunità europea. Avevo messo nella tela il messaggio della speranza per il futuro."Chi ha visto quella pittura, ha capito che la scatola che scintillava era una luce che non si spegneva mai. Non si può presentare una persona solo tramite un nome o una malattia. Noi siamo più complessi di tutto ciò, siamo più di questo.”

In copertina: collage di fotografie di Anila con le persone che le sono state
vicino. Il colore giallo richiama le campagne per la ricerca contro l’osteosarcoma.


Giornalista: Doriana Metollari

Tradotta da: Anila Hoxha

Editore: Andrea Capolongo